Il Tvtanic si avvicina all'iceberg nero, la primordiale concentrazione di energia della galassia. Come potrei dormire? E poi, che cazzo succede? Sdraiato nell'area relax dell'aeronave osservo il mio corpo dall'alto, faccio per uscire dalla stanza ma sbatto contro una figura scura che mi respinge indietro; rinvengo e capisco che la missione non è finita. Déjà vu. Sdraiato nell'area relax dell'aeronave sento qualcuno scavalcare il mio corpo e giacermi accanto, sgrano gli occhi ma non c'è nessuno. Déjà vu. Ma non sono solo nel mio viaggio? Qui, con addosso mille occhi di ghiaccio, difficile permettersi qualcosa di umano, nemmeno un nome. Innominato, ripeto, non innamorato. In questo presente così stretto, meglio che i sogni restino segreti. Non si comprende il passato senza una prospettiva davanti ai piedi e qui c'è solo il presente che affonda. Qui si vive di momenti immobili a occhi chiusi. Io sono nell'acqua dell'universo e nemmeno mi sembra di respirare in questo mare finto. Sembra perfino di abbracciare qualcuno (che non c'è, ripeto): il momento più umano, quando conquisti e sei conquistato; se sopravvivi quando riapri gli occhi. Comunque il buco nero si avvicina e stringe vieppiù il tempo.
continua
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