Un giorno bianco di caldo e sabbia. Chiudo gli occhi e apro un grande foglio, ruvido e candido, con sopra incerti contorni a matita di facce e spiagge quasi dimenticate. E sarebbero pure ombre e colori, se li ricordassi, si capisce. Comunque, tutto resta biancastro rugoso impietrito, anche quando scurisce il cielo. La notte sembra che il mare si appiccichi addosso, con le finestre aperte (che nella stanzetta si sciupano femmine e aria, tirandole giù grosse). Insomma, tutto finito il suo piccolo mondo: ora nel buio c’è il freddo silenzio delle voci familiari. Confinati dove non arrivano strade ma sogni insperati; in un'isola in mezzo al tempo, i bambini crescono presto, i vecchi stagionano bene: mondi insonni dell'infinito.
continua
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