Forse era ironica la battuta di Umberto Eco, impegnato nella tournée promozionale del suo ultimo romanzo, la spy-story Il cimitero di Praga (Bompiani, 2010). Certamente le parole dello scrittore riguardano un concetto caro ai demodoxaloghi. Intervistato da Fabio Fazio (“Che tempo che fa”, Raitre, 31 ottobre 2010) il professore, tra l’altro, riporta alla Praga ottocentesca una famosa affermazione di Harry S. Truman (senza nominarlo) dei tempi della “guerra fredda”. Sostiene Eco:
“quello che cerco di far venir fuori è la logica dei servizi segreti di ogni epoca, che credono soltanto se gli dai come materiale prezioso cose già pubblicate. Cioè ogni servizio di dossieraggio, fatto per le polizie segrete, consiste nell’usare ritagli stampa. Allora come oggi.”
In realtà è l’allora presidente USA a sostenere – immaginiamo lo stupore dei suoi interlocutori – che molte informazioni riservate sono tranquillamente pubblicate sui giornali più diffusi in edicola.
Come corollario di tale suggestiva dottrina Truman i demodoxaloghi hanno però sottolineato che è sempre la capacità di leggere le notizie che fa la differenza: e soprattutto per tali ragioni, nell’ambito dell’Open Source Intelligence, è utilissima l’indagine demodoxalogica (“inde”).
Intervento al seminario di demodoxalogia, San Martino al Cimino, 26/10/2009
La demodoxalogia è una misconosciuta tradizione di studi italiana, contemporanea ai più rinomati approcci pionieristici nordamericani sulla comunicazione e i mass media. Mentre Harold Lasswell pubblica Propaganda Technique in the World War I (1927), Paolo Orano, considerato il fondatore della demodoxalogia, indica l’opinione pubblica come oggetto di scienza già nel 1928: “una potenza con la quale il potere di governo, il regime politico, deve trattare e alla quale può anche soccombere”. Lo statunitense parla dalla democratica America, l’italiano dalla Facoltà fascista di scienze politiche di Perugia: il differente contesto spiega gran parte del successo della Content Analisys e della cattiva fama della demodoxalogia (italianizzata in “demodossalogia” per le famigerate fisime di purezza linguistica dell’epoca).
Intervento al seminario di demodoxalogia, San Martino al Cimino, 26/10/2009
Innanzi tutto porgo un saluto e un caloroso augurio di buon lavoro a tutti gli amici presenti e mi congratulo vivamente con tutti per l’interesse sempre crescente mostrato verso questa nostra disciplina, la demodoxalogia, cioè la scienza dell’opinione pubblica, come chiaramente ci indica la sua etimologia. Altri parleranno dell’origine di questa disciplina, dei suoi più autorevoli cultori, della sua storia, del crescente interesse che, dal suo nascere ad oggi, è venuta suscitando in pubblici sempre più numerosi, attenti ed appassionati. Leggi tutto “Ricordi della decana”
Abstract intervento al seminario di demodoxalogia, San Martino al Cimino, 26/10/2009
La polemica attuale sul valore scientifico dell’opinione pubblica evidenzia una recente acquisizione culturale nei confronti dei sondaggi, nonostante il primo istituto demoscopico in Italia – la Doxa – sia nato nell’ormai lontano 1946. Il problema forse risiede nel fatto che la tecnica arrivata dagli Stati Uniti era anche il risultato di un percorso sociale e ideologico compiuto oltre oceano, e che dunque si appoggiava su una società capace di recepirlo. In Italia, invece, il sondaggio ha rappresentato un prodotto d’importazione giunto, tra l’altro, proprio alla fine di un periodo di oppressione e di costrizione come era stato quello fascista. Leggi tutto “L’opinione sociale”
Intervento al seminario di demodoxalogia, San Martino al Cimino, 26/10/2009
In occasione del seminario di demodoxalogia applicata alla musica – promosso dall’Associazione IS.I.S. in collaborazione con la SIDD, per il sostegno agli allievi del Conservatorio “Alfredo Casella” de L’Aquila, svoltosi in concomitanza alle lezioni curricolari dal 26 al 29 ottobre 2009 presso l’Associazione Juppiter (che ha ospitato a titolo completamente gratuito studenti, insegnanti e relatori presso la propria struttura di San Martino al Cimino) – mi è stato chiesto di parlare del testo di uno spettacolo di Vittorio Sicuri che rappresenta un contributo molto interessante alla diffusione della musica italiana dei primi quarantacinque anni del secolo appena trascorso. Leggi tutto “Vittorio Sicuri e la canzone”
Un documento dell’Unesco (l’organizzazione dell’ONU per l’educazione, la scienza e la cultura) datato 7 marzo 1956 è di eccezionale importanza nella storia del giornalismo e della demodoxalogia: si tratta della relazione riservata di Jacques Bourquin (Univ. di Losanna) sulla formazione professionale dei giornalisti in alcuni paesi europei; tale ricerca è stata realizzata in occasione della riunione internazionale degli esperti di formazione professionale dei giornalisti, svoltasi nella sede dell’Unesco dal 9 al 13 aprile 1956.
Ogni notizia di un fatto accaduto viene collocata dal pubblico in un contesto formato da molti elementi: il mezzo attraverso il quale la notizia arriva al destinatario; il luogo dove il fatto è accaduto, la sua distanza fisica e temporale dal ricevente; le condizioni ambientali e personali del destinatario. Se la notizia di un fatto accaduto arriva al pubblico contestualmente o all’interno di un messaggio, il contesto risulterà ulteriormente arricchito di elementi variabili.
Il messaggio è una forma composita di arricchimento e interpretazione del fatto accaduto. Alla semplice notizia dell’accadimento si sommano gli elementi costitutivi del messaggio (parole, suoni, immagini, grafica, stile compositivo, colori e via elencando), il mezzo di trasmissione (lettera, giornale, radio, televisione, conversazione, telefonata, varie forme postali, piccione viaggiatore, voce, toni di voce, gestualità, volontà dell’emittente, altro), l’eventuale reiterazione del messaggio (in frequenza, modalità, effetti, reazioni, obblighi derivanti dalla sua ricezione), il profilo e le ragioni del confezionatore del messaggio, la magnitudine di impatto del mezzo impiegato per trasmettere il messaggio sul ricevente, l’attitudine del destinatario a recepire la notizia nella combinatoria del contesto d’invio. Leggi tutto “Del reciproco demodoxalogico”
Relazione al convegno Ans, 15/12/2008, Facoltà di scienze della comunicazione, Università Roma “Sapienza”
Digitale scarlatta è Internet: perché secondo alcuni, la Rete sarebbe un inquietante marchio che seduce… Mi spiego. La “digitale purpurea” è il fiore che ispira a Pascoli una lirica sui turbamenti di due educande attratte e sedotte dagli effluvi della pianta: in maniera simile, paventano alcuni, ci corromperebbe il mondo digitale di internet. Così, con l’allusione al “digitale” restiamo nel simbolismo decadente del poeta, mentre il colore è un richiamo, ancora letterario, alla “lettera scarlatta”, il discutibile marchio della lettera “i” di Hawthorne: ma ricordate le famigerate tre i di Berlusconi? impresa, inglese e internet: appunto.
Parto da queste suggestioni per una riflessione sui temi del convegno organizzato dall’Associazione nazionale sociologi, a cominciare proprio dal titolo della sessione a cui partecipo: “il sociologo nei programmi radio-televisivi”, un tema che suggerisce qualche ironia… A cominciare dall’antiquata espressione “radio-televisione”, che ormai si evoca – con lo spirito trapassato della tv in bianco e nero – solo in occasione della campagna promozionale per la gabella chiamata abbonamento Rai! Siamo peraltro nel periodo giusto: c’è forse un messaggio subliminale in quel titolo?
Non vorrei neanche discutere di quella particolare specie di sociologo avvistato frequentemente negli studi televisivi o davanti ai microfoni delle radio: nell’immaginario condiviso ahinoi! una specie di tuttologo dedito agli “spiegoni” più disparati. In questo senso, sono d’accordo con le osservazioni di Paolo De Nardis, che mi ha preceduto, sui rischi di banalizzazione e incomprensione della sociologia sintetizzata e tradotta in linguaggio comune davanti alle telecamere. E sono anch’io convinto che “l’inferma scienza” debba essere critica, scomoda e disvelare i luoghi comuni che infestano sovente i discorsi pubblici.
Il busillis è che tra i “vecchi” media e tale vecchio modo di intendere la visibilità del sociologo c’è un’ansia di legittimazione reciproca, una risposta polverosa a una moderna e giusta messa in discussione di entrambi – tuttologi e mass media. La fronda che tenta di svecchiare tale situazione si propone all’opinione pubblica con un sistema di saperi difficilmente incasellabili nelle professioni tradizionali ed è condotta con gli strumenti offerti dai nuovi media, internet in particolare.