Intervento al seminario di demodoxalogia, San Martino al Cimino, 26/10/2009
Innanzi tutto porgo un saluto e un caloroso augurio di buon lavoro a tutti gli amici presenti e mi congratulo vivamente con tutti per l’interesse sempre crescente mostrato verso questa nostra disciplina, la demodoxalogia, cioè la scienza dell’opinione pubblica, come chiaramente ci indica la sua etimologia. Altri parleranno dell’origine di questa disciplina, dei suoi più autorevoli cultori, della sua storia, del crescente interesse che, dal suo nascere ad oggi, è venuta suscitando in pubblici sempre più numerosi, attenti ed appassionati. Attraverso i miei ricordi ormai remoti, desidero soltanto risalire al tempo in cui curiosa dapprima, sempre più interessata successivamente mi accostai ad essa. Devo rifarmi agli anni 1947-48. Appena conseguita la maturità classica venni a sapere di un corso di giornalismo istituito presso l’Università allora chiamata Pro Deo, oggi Luiss, e decisi di iscrivermi: tanto più che era consentito frequentare contemporaneamente una facoltà universitaria statale. Era da poco terminata la guerra. La mente e gli animi di noi giovani erano pieni dei resoconti degli inviati speciali, dei racconti dei reduci, di quanti erano scampati agli orrori delle deportazioni e dei campi di sterminio. Indignazione, volontà di rovesciare il mondo, di portare giustizia e amore lì dove l’ingiustizia e l’odio avevano distrutto ogni senso di umana solidarietà: erano queste le molle che spinsero tanti di noi ad iscriversi ad un corso di studi che pensavamo potesse rispondere a queste nostre esigenze; a tentare una strada che, nelle nostre ingenue speranze, ci avrebbe permesso di diventare… i salvatori dell’umanità.
Così approdai all’Università Pro Deo. E ne sono fiera, perché l’insegnamento ricevuto ha contribuito in misura notevole alla mia formazione intellettuale ed umana. Padre Morlion, padre Pandolfo, Enrico Lucatello, Ceroni e tanti altri di cui non ricordo il nome sono stati tra i miei più rispettati ed amati maestri. Tra questi soprattutto ricordo il professor Federico Augusto Perini Bembo il quale subito, con i suoi modi gentili e garbati, con la sua autorevolezza, ma soprattutto con la sua cultura veramente enciclopedica, ci conquistò sin dal primo giorno. Insegnava una disciplina di cui mai avevamo sentito parlare, la demodoxalogia, Comprendemmo però subito quanto essa fosse indispensabile per avviarci allo studio di qualsiasi altra disciplina e soprattutto quanto fosse importante per la nostra formazione culturale e per la nostra realizzazione professionale ed umana.
Demodoxalogia, dunque conoscenza dell’opinione pubblica, cioè conoscenza dei sistemi per influire su di essa e determinarne gli orientamenti. Appare qui immediatamente tutta la sua importanza ed anche la responsabilità intellettuale e morale di quanti svolgano attività che li pongano in rapporto con il pubblico.
Ma chi è il pubblico? Vi sono un’infinità di pubblici. Pubblici sono tutti coloro con i quali abbiamo un rapporto di lavoro, qualunque sia la nostra attività: il pubblico degli studenti, per i docenti; il pubblico dei clienti, per coloro che svolgono un’attività commerciale; noi siamo un pubblico, se intesi come, comunità cittadina o regionale o nazionale, per i politici; e così via. Ciascuno di noi, esercitando la sua professione, parla al “suo pubblico”, vuol persuaderlo della bontà della sua merce, della validità delle sue opinioni, politiche, economiche, sociali o religiose che siano. Vuol persuaderlo, appunto. Ecco allora la nostra grande, immensa, paurosa responsabilità nei confronti del pubblico, responsabilità di cui, come demodoxaloghi, dobbiamo essere ben consapevoli, perché noi formiamo l’opinione pubblica nello stesso momento in cui la informiamo.
Formazione ed informazione sono i due poli intorno a cui gravita ogni attività umana. Ciascuno di noi, anche senza rendersene conto, influenza il pensiero e l’attività dell’altro, del pubblico cui abbia la ventura di rivolgersi. Mi riferisco in particolare ai politici, ai giornalisti, ai docenti, ai commercianti, agli industriali, a quanti altri ancora per lavoro spetti il compito di rivolgersi a pubblici determinati. Se docenti infatti, attraverso le discipline da noi insegnate, cioè attraverso l’informazione, in questo caso lo studio delle varie discipline specifiche del corso, possiamo indicare ai giovani diversi ideali di vita, ma è più probabile che li formiamo, più o meno consapevolmente, secondo un nostro ideale di vita.
La nostra responsabilità è evidente: possiamo farne dei galantuomini, dei criminali o delle persone assolutamente egoiste ed indifferenti ai problemi altrui e del mondo in cui viviamo. Se giornalisti abbiamo il dovere di porci con assoluta obiettività ed onestà dinanzi alle notizie che riferiamo, abbiamo il dovere di commentare obiettivamente fatti e personaggi. Ma spontanea sorge una domanda: esiste un giornalismo del tutto asettico? Purtroppo la risposta è: no, decisamente no, o almeno quasi mai. Anche in questo caso la nostra responsabilità nei confronti dei lettori, cioè del nostro pubblico, è enorme. Noi formiamo l’opinione pubblica, noi formiamo correnti di simpatia o di antipatia, di odio o di ammirazione, noi influenziamo pensieri, sentimenti, azioni e reazioni di milioni di lettori, noi possiamo infiammare le masse o intorpidirle.
Un’informazione errata, in buona o in mala fede, che comporti un’errata visione della vita e dei diritti-doveri di un cittadino può esser causa di terribili rivolgimenti sociali, economici, politici, perché può formarlo come noi vogliamo. Che dire poi dei politici, che attraverso i loro giornali di partito, le correnti, le adunate di massa molto spesso, purtroppo, addormentano e imboniscono le folle? Potrei continuare così, ricordando le campagne di marketing cui ricorrono commercianti ed industriali, per pubblicizzare i loro prodotti; potrei enumerare ad una ad una tutte le professioni, tutti i tipi di lavoro che esistono al mondo, perché ciascuno di essi pone necessariamente a confronto uomini con altri uomini, di cui ciascuno, per stabilire con l’altro un rapporto di lavoro, di amicizia, di parentela, ha bisogno di conoscere necessità, sogni, opinioni e su cui talvolta o spesso vuol influire in modo determinante.
La demodoxalogia è la scienza dell’oggi, ma ancor più del domani. Non esiste alcun campo dell’attività umana che le sia estraneo. Nostro inderogabile dovere di buoni demodoxaloghi è servirci di quest’arma potente che possediamo per il miglioramento della nostra società, del mondo in cui viviamo.