Agenzia stampa Informatore economico sociale, 25/12/2008
Il 18 dicembre scorso si è tenuto a Roma il sesto summit sull’industria della comunicazione organizzato dalla Fondazione Rosselli. L’appuntamento con la presentazione del rapporto realizzato dall’Istituto di economia dei media (Iem) è stato un’occasione di confronto tra imprese, studiosi e legislatori sulle trasformazioni dell’industria della comunicazione negli ultimi vent’anni. Un’industria che nel 1987 valeva 28 miliardi di euro e oggi supera i 100 miliardi.
In effetti l’undicesimo rapporto Iem edito da Guerini (in allegato un cd con tutti i precedenti rapporti) è insieme un’edizione ordinaria e straordinaria. Lo ha sottolineato la curatrice Flavia Barca celebrando i primi dieci rapporti Iem con un’analisi storica di dati, trend e raffronti internazionali per tutti i settori dell’ICT. Nella sua relazione sono indicati quattro punti di rottura del sistema dei media in Italia negli ultimi due decenni: lo sviluppo della pubblicità negli anni ottanta, la diffusione dei computer e di internet, il successo della telefonia mobile, la novità della pay-tv.
Si parla anche di “mediamorfosi”; la cannibalizzazione tra media sembra infatti molto limitata: i nuovi strumenti e relativi contenuti mutano ma non sottraggono attenzione ai vecchi media. Ma più interessante ancora è l’analisi economica della “logistica del consumo”: l’uso degli audiovisivi secondo i classici criteri del tempo e dello spazio. Il tempo lineare/predeterminato del cinema e della tv contro quello personalizzabile/non lineare di videogiochi e home video; lo spazio statico di tali forme di fruizione “sedute” contro quello dinamico/mobile di console e lettori portatili, smartphone e di tutti i nuovi device della tv e dell’internet “in piedi”. Il summit e il report Iem di quest’anno si focalizzano inoltre sull’andamento più recente dei mercati della comunicazione e sui modelli di sostegno e controllo pubblico del settore, anche in relazione all’attuale crisi economica.
Concludiamo citando, tra i tanti, l’intervento del viceministro delle comunicazioni Paolo Romani che ha annunciato l’aumentino del canone Rai (soddisfatto il presidente Petruccioli, presente al dibattito) e – soprattutto – l’appuntamento per il prossimo 12 gennaio con la relazione preliminare di Francesco Caio al governo in merito agli investimenti per la banda larga (speriamo sia larghissima!). Quest’ultimo punto sembra decisivo, anche se non è stato approfondito nel summit: solo un’adeguata infrastruttura tecnologica consentirebbe infatti di costruire le basi per uscire dalla crisi. Così sembrano pensarla in Giappone, ad esempio: lì la rete in fibra ottica è considerata un investimento cruciale per la crescita economica del paese e sono previsti ingenti investimenti governativi. Nel 2010 tutti i giapponesi, cittadini e imprese, saranno collegati a internet con connessioni fino a un gigabit! In effetti, si parla ormai di Next Generation Networking (NGN): la convergenza di tutte le diverse reti fisse e mobili in un’unica rete di nuova concezione…
Insomma, avremo anche noi finalmente delle dignitose autostrade dell’informazione o arrancheremo ancora sulla Salerno-Reggio Calabria dell’internet nostrano?