La democrazia adulta è sinonimo di maturità e garanzia di libertà e uguaglianza. In Italia c’è un governo eletto democraticamente e i rappresentanti del popolo dovrebbero essere persone capaci e corrette. I diritti sarebbero garantiti e i doveri richiesti: nei tribunali c’è scritto “la legge è uguale per tutti”. La democrazia ha bisogno di certezze e di regole stabili, ma nel nostro paese spesso tali principi sono calpestati: così le disuguaglianze tra cittadini crescono. Per arginare tali effetti, le nostre istituzioni (come quelle di altri paesi democratici), in virtù della loro lungimiranza, mettono in atto dei correttivi per garantirsi la fiducia della popolazione.
Categoria: blog SIDD 2007-2011
Berlusca seconda maniera
E’ morto Mike Bongiorno che aveva cartelle cliniche ineccepibili e di lunga vita. Si diceva comunemente che Mike e Silvio Berlusconi fossero fino a qualche tempo fa amicissimi, tanto che, si mormorava in taluni ambienti politici, Berlusconi lo avrebbe consigliato di prendere la cittadinanza italiana (rinunciando dunque a quella americana) per poterlo proporre come senatore a vita. Il sogno di Mike sarebbe stato (secondo le stesse dichiarazioni di Berlusconi in tv) diventare senatore della Repubblica. Nulla avrebbe vietato a Berlusconi di imporlo in un collegio elettorale alle ultime elezioni per farlo senatore (non però a vita, ma data l’età…) così come Caligola fece senatore il proprio cavallo. Ma ciò non fu fatto: forse Berlusconi ingannò l’amico fedele Mike, sapendo in realtà fin dall’inizio di non poterlo proporre in lista come senatore né al presidente della Repubblica come senatore a vita. Leggi tutto “Berlusca seconda maniera”
Unesco e demodoxalogia
Un documento dell’Unesco (l’organizzazione dell’ONU per l’educazione, la scienza e la cultura) datato 7 marzo 1956 è di eccezionale importanza nella storia del giornalismo e della demodoxalogia: si tratta della relazione riservata di Jacques Bourquin (Univ. di Losanna) sulla formazione professionale dei giornalisti in alcuni paesi europei; tale ricerca è stata realizzata in occasione della riunione internazionale degli esperti di formazione professionale dei giornalisti, svoltasi nella sede dell’Unesco dal 9 al 13 aprile 1956.
Cancellare il passato
C’era una volta… – La Lega! – diranno subito i lettori. Ebbene, sì: la Lega Nord di una volta era davvero molto diversa da quella di oggi. Per rendersene conto è sufficiente rileggere quello che pubblicava tra il 1998 e il 1999 la Padania, il quotidiano del partito di Bossi. Ricordate? I rapporti tra il Senatur e il Cavaliere non erano certo idilliaci come ora e i titoli di alcuni articoli dell’epoca sono inequivocabili: “Soldi sporchi nei forzieri del Berlusca” (2 luglio 1998), “Silvio riciclava i soldi della mafia” (7 luglio 1998), “Berlusconi mafioso?” (8 luglio 1998), “Così il Biscione si mise la coppola” (10 luglio 1998), “Le gesta di Lucky Berlusca” (10 agosto 1998), “La Fininvest è nata da Cosa Nostra” (27 ottobre 1997), “C’è una legge inapplicata: Berlusconi è ineleggibile” (25 novembre 1999).
Demodoxalogia della comunicazione
La demodoxalogia andrebbe inquadrata nel campo delle scienze sociali e della comunicazione. È in estrema sintesi quanto ho sostenuto al convegno nazionale dell’associazione dei sociologi ANS tenuto alla Sapienza l’11 giugno 2009. In questo senso è significativo che l’incontro si sia svolto a Scienze della comunicazione, una Facoltà sorta proprio nell’alveo della sociologia grazie all’impegno istituzionale di Mario Morcellini e Paolo De Nardis negli anni novanta. I due docenti, presenti al convegno, hanno mostrato interesse alla proposta avanzata a nome della Società italiana di demodoxalogia SIDD: non possiamo che augurarci sviluppi interessanti in tempi ragionevoli. Nel frattempo altre iniziative di divulgazione della demodoxalogia sono già programmate per i prossimi mesi: sul nostro sito all’indirizzo OpinionePubblica.Com saranno pubblicati tutti gli aggiornamenti in proposito.
Intanto, proviamo ad accennare ad alcuni dei motivi che spingono a sostenere la rilevanza della demodoxalogia per il mondo accademico e professionale degli operatori della comunicazione.
Lippmann e la demodoxalogia
Abbiamo letto con piacere la monografia di Mascia Ferri sul contributo sociologico di Walter Lippmann (Come si forma l’Opinione pubblica, Franco Angeli, Milano, 2006). Il saggio, pubblicato nella collana “confini sociologici” diretta da Paolo De Nardis, è di agevole lettura e propedeutico allo studio della sociologia e delle scienze della comunicazione. Non solo perché approfondisce le idee e gli scritti di un giornalista come Lippmann (New York, 1889-1974) quasi sconosciuto sul piano sociologico, ma anche perché offre un’ampia panoramica dei contributi sociologici attinenti ai temi legati alla visione di Lippmann: i problemi della conoscenza, della coscienza di classe, della complessità, degli stereotipi, delle strategie mediatiche, della rappresentazione del sociale, della libertà e, soprattutto, della democrazia e del ruolo dell’educazione.
Informazione e partecipazione
Osservando l’informazione televisiva e della carta stampata di una quarantina di anni fa in Italia, si ritrovano le stesse problematiche di oggi circa il ruolo che l’informazione dovrebbe avere nel contribuire alla crescita del livello di cultura e conoscenza dei cittadini, e quindi della loro partecipazione alla gestione della cosa pubblica. Anzi, il notevole aumento del numero dei giornali e delle emittenti radiotelevisive che attualmente operano rispetto ad allora sembrerebbe aver prodotto una maggiore confusione, incapacità interpretativa e scarso esercizio critico.
Specialmente per quello che riguarda i giornali quotidiani, alla scarsa lettura è possibile ricollegare l’assenza di scopi chiari e precisi da parte dei cittadini di ogni ceto e la loro non partecipazione consapevole alla vita socio-politica. Del resto, è normale che fonti più dirette, come quelle offerte dalle radio e dalle televisioni, in particolar modo in una cultura chiusa e tradizionale come quella della maggior parte delle regioni italiane, siano preferite a una conoscenza mediata attraverso la carta stampata che per molti è di difficile reperimento e richiede capacità di decifrazione. Leggi tutto “Informazione e partecipazione”
Del reciproco demodoxalogico
Ogni notizia di un fatto accaduto viene collocata dal pubblico in un contesto formato da molti elementi: il mezzo attraverso il quale la notizia arriva al destinatario; il luogo dove il fatto è accaduto, la sua distanza fisica e temporale dal ricevente; le condizioni ambientali e personali del destinatario. Se la notizia di un fatto accaduto arriva al pubblico contestualmente o all’interno di un messaggio, il contesto risulterà ulteriormente arricchito di elementi variabili.
Il messaggio è una forma composita di arricchimento e interpretazione del fatto accaduto. Alla semplice notizia dell’accadimento si sommano gli elementi costitutivi del messaggio (parole, suoni, immagini, grafica, stile compositivo, colori e via elencando), il mezzo di trasmissione (lettera, giornale, radio, televisione, conversazione, telefonata, varie forme postali, piccione viaggiatore, voce, toni di voce, gestualità, volontà dell’emittente, altro), l’eventuale reiterazione del messaggio (in frequenza, modalità, effetti, reazioni, obblighi derivanti dalla sua ricezione), il profilo e le ragioni del confezionatore del messaggio, la magnitudine di impatto del mezzo impiegato per trasmettere il messaggio sul ricevente, l’attitudine del destinatario a recepire la notizia nella combinatoria del contesto d’invio. Leggi tutto “Del reciproco demodoxalogico”
Industria della comunicazione
Agenzia stampa Informatore economico sociale, 25/12/2008
Il 18 dicembre scorso si è tenuto a Roma il sesto summit sull’industria della comunicazione organizzato dalla Fondazione Rosselli. L’appuntamento con la presentazione del rapporto realizzato dall’Istituto di economia dei media (Iem) è stato un’occasione di confronto tra imprese, studiosi e legislatori sulle trasformazioni dell’industria della comunicazione negli ultimi vent’anni. Un’industria che nel 1987 valeva 28 miliardi di euro e oggi supera i 100 miliardi.
In effetti l’undicesimo rapporto Iem edito da Guerini (in allegato un cd con tutti i precedenti rapporti) è insieme un’edizione ordinaria e straordinaria. Lo ha sottolineato la curatrice Flavia Barca celebrando i primi dieci rapporti Iem con un’analisi storica di dati, trend e raffronti internazionali per tutti i settori dell’ICT. Nella sua relazione sono indicati quattro punti di rottura del sistema dei media in Italia negli ultimi due decenni: lo sviluppo della pubblicità negli anni ottanta, la diffusione dei computer e di internet, il successo della telefonia mobile, la novità della pay-tv.
Inquieta digitale scarlatta rete
Relazione al convegno Ans, 15/12/2008, Facoltà di scienze della comunicazione, Università Roma “Sapienza”
Digitale scarlatta è Internet: perché secondo alcuni, la Rete sarebbe un inquietante marchio che seduce… Mi spiego. La “digitale purpurea” è il fiore che ispira a Pascoli una lirica sui turbamenti di due educande attratte e sedotte dagli effluvi della pianta: in maniera simile, paventano alcuni, ci corromperebbe il mondo digitale di internet. Così, con l’allusione al “digitale” restiamo nel simbolismo decadente del poeta, mentre il colore è un richiamo, ancora letterario, alla “lettera scarlatta”, il discutibile marchio della lettera “i” di Hawthorne: ma ricordate le famigerate tre i di Berlusconi? impresa, inglese e internet: appunto.
Parto da queste suggestioni per una riflessione sui temi del convegno organizzato dall’Associazione nazionale sociologi, a cominciare proprio dal titolo della sessione a cui partecipo: “il sociologo nei programmi radio-televisivi”, un tema che suggerisce qualche ironia… A cominciare dall’antiquata espressione “radio-televisione”, che ormai si evoca – con lo spirito trapassato della tv in bianco e nero – solo in occasione della campagna promozionale per la gabella chiamata abbonamento Rai! Siamo peraltro nel periodo giusto: c’è forse un messaggio subliminale in quel titolo?
Non vorrei neanche discutere di quella particolare specie di sociologo avvistato frequentemente negli studi televisivi o davanti ai microfoni delle radio: nell’immaginario condiviso ahinoi! una specie di tuttologo dedito agli “spiegoni” più disparati. In questo senso, sono d’accordo con le osservazioni di Paolo De Nardis, che mi ha preceduto, sui rischi di banalizzazione e incomprensione della sociologia sintetizzata e tradotta in linguaggio comune davanti alle telecamere. E sono anch’io convinto che “l’inferma scienza” debba essere critica, scomoda e disvelare i luoghi comuni che infestano sovente i discorsi pubblici.
Il busillis è che tra i “vecchi” media e tale vecchio modo di intendere la visibilità del sociologo c’è un’ansia di legittimazione reciproca, una risposta polverosa a una moderna e giusta messa in discussione di entrambi – tuttologi e mass media. La fronda che tenta di svecchiare tale situazione si propone all’opinione pubblica con un sistema di saperi difficilmente incasellabili nelle professioni tradizionali ed è condotta con gli strumenti offerti dai nuovi media, internet in particolare.